Google+: una fine preannunciata? Ecco i motivi della rivoluzione
È ormai notizia risaputa: tra pochi mesi Google+ non esisterà più, o almeno non sotto le vesti in cui tutti noi siamo abituati a conoscerlo. La piattaforma subirà una totale rivoluzione in breve tempo, ma che cosa ha portato l’azienda statunitense a compiere quella che è di fatto una vera e propria marcia indietro?
Google+ nasce nel giugno del 2011 a Mountain View come tentativo, nelle intenzioni, di mettere insieme le migliori caratteristiche dei principali social in quel momento in uso, sfruttando ovviamente una possibilità di diffusione su larghissima scala proprio grazie all’esposizione data da Google stesso. Nei fatti, tuttavia, nonostante i buoni propositi la piattaforma non ha mai riscosso un particolare successo, rimanendo nell’anonimato e fondamentalmente all’ombra di altre applicazioni già esistenti quali Facebook.
Di fatto, è stato praticamente imposto a un gran numero di utenti attraverso l’iscrizione collegata ad altri canali che essi già utilizzavano quotidianamente (come per esempio YouTube e Gmail) ma non è mai stato realmente compreso o accettato: la verità è che quasi nessuno di questi “fedeli” ha mai capito davvero come utilizzare questo social, e su più di 400 mila utenti registrati quelli realmente attivi sono solamente 34 mila, l’1% degli iscritti. È senza dubbio questa la principale motivazione per la quale si può in un certo senso dire che la sua “fine” fosse segnata ormai da tempo; ma non soltanto: la goccia che ha fatto traboccare il vaso non è infatti stato l’esiguo utilizzo.
Il più recente e definitivo problema è piuttosto rappresentato dal Data Leak del quale che il social sarebbe stato vittima, che avrebbe perciò compromesso i dati (nomi, indirizzi e-mail, genere, foto del profilo, professione, posti visitati e altro) di quasi 500mila utenti. La notizia è stata riportata da parecchie testate ma la prima ad averla lanciata è stato il Wall Street Journal: in sostanza, un bug nell’API, il sistema di sicurezza della piattaforma, avrebbe esposto le informazioni personali degli utenti fin dal 2015, permettendo agli sviluppatori di terze parti – ben 438 applicazioni – di accedervi.
Nonostante Google abbia preso posizione in merito, sostenendo che non vi sono prove che tali informazioni siano state utilizzate, è stata messa in mostra tutta la vulnerabilità della piattaforma e dunque la scelta è stata quella di chiudere definitivamente questo social “fantasma” che non ha mai davvero preso piede. La chiusura avverrà adesso in modo graduale: fino alla fine di agosto 2019 tutti gli utenti avranno infatti accesso al sistema, successivamente Google+ vedrà trasformata la propria iniziale natura e rimarrà attivo solamente per le aziende. Un fallimento, probabilmente, preannunciato.