
Il punto su AI e disinformazione: via libera dal Parlamento Europeo per le norme sull’impiego dell’AI con l’AiAct
Supplementari regolamentazioni a livello europeo saranno inserite in materia di disinformazione e protezione dei contenuti online all’interno del nuovo quadro normativo complessivo sull’intelligenza artificiale: “AiAct”, che vede coinvolte in prima linea le nuove normative su ChatGPT e l’utilizzo dei deepfakes.
Nella seduta plenaria di Strasburgo è stata approvata il 14 giugno, la prima regolamentazione a livello globale pensata per proteggere gli utenti dai possibili rischi del digitale. Il tutto è stato approvato con 499 voti a favore, 28 contrari e 93 astenuti.
Già il 5 giugno scorso la Commissione Europea ha visto la vicepresidente Věra Jourová a scontrarsi contro Twitter. Il colosso social, infatti, aveva deciso non solo di non voler rilasciare più il report attinente alle misure di anti-disinformazione della propria piattaforma, ma aveva anche deciso di ritirarsi dal Codice di Condotta volontario dell’UE contro la disinformazione online. Il codice era stato creato nel lontano 2018 e attualmente vede l’adesione di 44 grandi aziende, per citarne alcune: Google, Meta, Tiktok e Microsoft. L’azienda di Elon Musk aveva scelto il confronto, costringendo la Commissione Europea a prenderne atto vigilando sul rispetto delle regole UE con maggior rigore ed urgenza.
La vicepresidente della Commissione aveva aggiunto inoltre che se Twitter “vuole operare e fare affari nel mercato europeo, deve rispettare il Digital Services Act”, la legge sui servizi digitali (DSA) e la legge sul mercato digitale (DMA), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale Europea lo scorso 27 ottobre. Tra gli obiettivi principali, la tutela dei diritti fondamentali di tutti gli utenti dei servizi digitali, la realizzazione delle condizioni di parità volte alla promozione dell’innovazione, della crescita e della competitività sia nel mercato all’interno dell’UE sia a livello globale e la tutela e la protezione degli utenti dalle le fake news e dalla disinformazione.
I primi passi verso l’attuazione del testo sono iniziati il 15 maggio scorso e hanno visto gli eurodeputati riunirsi in sessione congiunta. Tema centrale era stato quello del riconoscimento facciale all’interno dei luoghi pubblici, che ha suscitato anche qualche perplessità.
Ecco in dettaglio alcuni dei temi del testo:
- Uso delle telecamere per il riconoscimento facciale: sarà vietato infatti l’utilizzo delle tecnologie biometriche ad AI in tempo reale all’interno dei luoghi pubblici; bocciata, quindi la proposta del PPE che voleva invece, ridurne l’utilizzo esclusivamente nei casi di minori scomparsi e nei casi che avrebbero compromesso la sicurezza nazionale. Anche se, per quanto riguarda la gestione delle frontiere, la tematica potrebbe essere ancora aperta.
- Inclusione dei divieti sui possibili usi intrusivi e discriminatori dell’AI
- Sistemi di categorizzazione biometrica basati su caratteristiche sensibili (come razza, etnia, religione o orientamento politico)
- Sistemi di polizza predilettiva (in ambito assicurativo, al fine di analizzare le abitudini e comportamenti dei clienti cercando di anticipare i rischi)
- Sistemi di riconoscimento delle emozioni impiegati dalle forze dell’ordine per la gestione delle frontiere, negli istituti d’istruzione e nei luoghi di lavoro.
Inoltre, il testo prevede di categorizzare quelle applicazioni considerate di maggior rischio, considerando quei sistemi di AI che potrebbero pregiudicare la sicurezza, la salute, i diritti fondamentali e l’ambiente. A rischio, sono considerati anche quei sistemi di AI che consentono di influenzare gli esiti politici delle elezioni nelle piattaforme social media, quelle più influenti quelle con oltre 45 milioni di utenti.
Per ciò che riguarda invece Chat GPT, il sistema AI è tenuto a rispettare le condizioni di trasparenza, dichiarando quale contenuto è stato generato dall’AI e quale no, per far sì che gli utenti possano distinguere i deep-fakes dalle immagini reali, inserendo anche eventuali diritti d’autore.
In merito all’impiego dell’AI la vicepresidente della Commissione dichiara: “Ho detto molte volte che abbiamo il compito di tutelare la libertà di parola, ma quando si tratta di intelligenza artificiale, non vedo alcun diritto per le macchine alla libertà di parola”. Parole che fanno pensare al costante dibattito tra AI e persone in un’era divenuta sempre più digitale. Ci si chiede ad oggi, quindi, se con l’AiAct si vedranno accorciate le distanze tra noi e le macchine, se quest’ultime potranno fungerci da supporto nel distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.
In ultima analisi, per quello che riguarda le fake news, a partire dal 25 agosto di quest’anno la lotta alla disinformazione diventerà obbligo legale nell’UE con l’entrata in vigore effettiva del Digital Services Act europeo che impone alle piattaforme di adottare ulteriori misure di trasparenza nei contenuti.
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