La scomparsa della scrittura a mano come specchio di una società in continua evoluzione
La fine della scuola, oltre a rappresentare il culmine di un capitolo importante nella vita di chiunque e l’inizio di uno nuovo, segna anche uno degli ultimi momenti in cui siamo portati a utilizzare la scrittura a mano. Compiti, verifiche, temi ed elaborati. Poi, una volta varcata la soglia di quell’edificio che per tanti ha racchiuso le speranze e i sogni di ognuno, le abitudini cambiano, compresa quella di una pratica millenaria.
L’evoluzione della società e l’avvento di nuove tecnologie hanno cambiato il modo di vivere la quotidianità, facilitando certe mansioni e stravolgendone completamente delle altre. Smartphone, tablet, computer. Oggi, è tutto più semplificato, soprattutto dal punto di vista dell’accessibilità. La conseguenza è stata di aver reso le persone più accomodanti. Minimo sforzo, massimo risultato. Spesso, però, la realtà ha più sfaccettature di quelle ravvisabili a prima vista. Non sempre ciò che luccica può essere considerato oro.
Aver abbandonato il contatto con la scrittura a mano ha avuto effetti ambivalenti. Se da un lato ha condotto all’accoglimento di nuove metodologie di espressione, dall’altro ha allontanato la società da un’attività con grandi benefici, con conseguenze negative, ravvisabili già dalle scuole elementari. Se all’università non sorprende più di tanto scorgere errori marchiani in termini calligrafici, con la confusione dei diversi stili di scrittura, dal corsivo allo stampatello minuscolo e maiuscolo, anche a causa di una scorretta impugnatura della penna e a un maggiore utilizzo del digitale, non può dirsi lo stesso nelle fasi iniziali dell’apprendimento.
Benedetto Vertecchi, professore di Pedagogia presso l’Università Roma Tre, a dimostrazione e confutazione di questo, ha voluto condurre un esperimento, coinvolgendo gli allievi di terza, quarta e quinta elementare di due scuole. Per un periodo di circa tre mesi e mezzo, gli alunni hanno dovuto scrivere quotidianamente testi di poche righe, per un totale di quindici minuti al giorno, senza imporre l’uso del corsivo, semplicemente per il puro gusto di allenare la scrittura a mano e non quella digitale.
Al termine dell’esperimento, i risultati sono stati notevoli, con un netto miglioramento grafico, ortografico e lessicale, a testimonianza di come la scrittura migliori il coordinamento percettivo-motorio, l’attenzione, la concentrazione, l’esercizio e il potenziamento della memoria. L’abitudine, così come l’allenamento, sono fondamentali. Oltre ai benefici psico-fisici, scrivere a mano può essere un’attività gratificante e piacevole, derivante dalla concretezza del vedere su carta l’esito delle proprie capacità e della creatività che alberga in tutti.
Il 23 gennaio si è celebrata la Giornata Internazionale della Scrittura a Mano, pratica di cui Aurora Penne è una delle maggiori esponenti e sostenitrici. I prodotti dell’azienda torinese, leader nel settore stilografico, rappresentano un’eccellenza del territorio italiano.
Mediability, sempre attenta all’evoluzione digitale e alle nuove tecnologie ma consapevole dell’importanza della scrittura a mano, sostiene questa pratica millenaria seguendo interamente la comunicazione social di Aurora Penne.